Massimo Bossetti, ecco perché non ci sarà un nuovo processo e non verrà scarcerato

Il processo si è concluso il 12 ottobre 2018, individuando un responsabile con la condanna definitiva all’ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello.

Uno dei casi di cronaca che maggiormente hanno segnato l’opinione pubblica italiana in questi anni, è il delitto di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. Nel 2021, anche un film, firmato da Marco Tullio Giordana, dal titolo, appunto, “Yara”. Da più parti si chiede la riapertura del caso. Ecco tutti gli ultimi sviluppi sulla vicenda processuale.

Massimo Bossetti (Ansa) 19.1.2023 crmag
Massimo Bossetti (Ansa) crmag.iy

Un delitto efferato, quello della 13enne, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011. Una vicenda segnata anche da diversi colpi di scena, come, per esempio, l’arresto e il successivo proscioglimento di un primo sospettato, le circostanze del ritrovamento del corpo e soprattutto l’estesa indagine condotta sulla popolazione locale effettuando il test del DNA a 25.700 persone, che ha consentito di individuare l’assassino.

Alla fine, il processo si è concluso il 12 ottobre 2018, individuando un responsabile con la condanna definitiva all’ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello, il cui movente sarebbe stato un’aggressione sessuale. Ma negli anni sono state tante le controinchieste sulla vicenda, tanto di “Quarto Grado”, quanto de “Le Iene”. E i colpi di scena non sono mancati.

Il processo si riaprirà?

Qualche settimana fa la notizia bomba: il gip di Venezia ha chiesto di indagare la Pm Letizia Ruggeri per ipotesi di depistaggio in merito alla presunta non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna ritrovati sul corpo della ragazzina, per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. Una presunta frode processuale e depistaggio delle indagini su Yara Gambirasio che il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha deciso di trasmettere alla Procura veneta, per l’iscrizione nel registro degli indagati della pm bergamasca Letizia Ruggeri.

Nuova riapertura del caso Yara?
Sotto accusa le prove del Dna (crmag,it)

Tutto nasce dalla denuncia e dall’opposizione all’archiviazione presentata a Bergamo dai legali di Massimo Bossetti. Il tema su cui il Gip chiede nuovi approfondimenti investigativi è legato alla conservazione di 54 reperti con tracce di Dna che, di fatto, hanno rappresentato l’architrave dell’impianto accusatorio a carico di Bossetti.
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Nel dettaglio, le nuove indagini necessarie, ricadono sull’intero arco temporale dei tre gradi di giudizio. Sotto attenzione, lo stato di conservazione degli elementi di prova sul Dna, che secondo i difensori del muratore potrebbero aver subito un deterioramento delle tracce. Dopo la condanna definitiva all’ergastolo, i legali di Bossetti avevano comunque chiesto di poter rivedere i campioni repertati. Ma le loro istanze erano state rigettate il 3 giugno 2021 dalla Corte d’Assise di Bergamo. A ciò è seguita la denuncia, trasmessa al Tribunale di Venezia, a carico della pm di Bergamo Letizia Ruggeri per presunta frode processuale e depistaggio, legate alla distruzione dei 54 reperti, senza specifica autorizzazione di un giudice. Querela che da Bergamo è stata trasmessa a Venezia.

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