Sindrome di Wobbler, la malattia che colpisce molti cani ma che in pochi riconoscono

Questa sindrome non è facile da riconoscere, eppure è in grado di colpire diversi tipi di cani, in particolare alcuantiplne razze. Ecco di che cosa si tratta 

Esistono alcune malattie negli animali, come nell’essere umano, che non sempre sono di facile riconoscimento. È il caso di una sindrome che colpisce i cani, in particolare alcune razze.

Sindrome di Wobbler
Sindrome di Wobbler-crmag.it

Nello specifico, si tratta della sindrome di Wobbler, che è un gruppo di disturbi che riguardano le vertebre e che colpiscono soprattutto cani di media e grande taglia dalla parte in cui è posta la cervicale.

Generalmente è divisa in due gruppi, ovvero disturbi a compressioni ventrali e compressioni dorso laterali. Le compressioni ventrali colpiscono cani al loro terzo anno di vita, soprattutto Dobermann e Dalmata, mentre quelle dorso laterali cani come Alani, Cane Corso, Bull Mastiff, sempre in tenera età.

I sintomi che questi animali possono manifestare sono in genere dolori lievi, che poi possono aggravarsi anche con tetraparesi, tetraplegia. In molti casi, è difficile diagnosticarla perché il dolore alla cervicale non è chiaro.

Sindrome di Wobbler: come riconoscerla

Uno dei modi più efficaci per diagnosticare questa sindrome è fare una risonanza magnetica. Di solito questa malattia, nelle compressioni ventrali, si manifesta verso o dopo i 3 anni, e i sintomi variano.

Sindrome Wobbler
Sindrome Wobbler -crmag.it

Si possono manifestare, infatti, improvvisamente o progressivamente e possono occorrere tramite una leggera debolezza e difficoltà a coordinarsi con dolori non troppo forti, oppure in modo grave, attraverso una tetraparesi o tetraplegia. In quel caso è un dolore che causa forte invalidità.

Di solito, le prime cure nei casi non gravi avvengono tramite medicinali e riposo per 4 settimane, nonché fisioterapia. Altrimenti, si deve ricorrere all’intervento chirurgico, e questo può consistere o in una decompressione diretta o indiretta.

La decompressione diretta è detta slot ventrale e garantisce ottimi esiti soprattutto in cani di dimensioni piccole e medie. Purtroppo, non invece, nei cani di grandi dimensioni con protrusioni discali.

Le tecniche a decompressione indiretta, invece, consistono nel porre in trazione disco e legamenti delle vertebre, che si distendono diminuendo la compressione che si fa sul midollo spinale. Tutto questo occorre tramite l’uso di impianto vertebrale.

Di solito, i medici attuano una decompressione diretta, se il cane si è aggravato molto e generalmente, questo significa che ci vorrà un lungo periodo affinché il cane possa riabilitarsi del tutto.

Se si utilizzano delle tecniche di fusione vertebrale, gli esiti sono migliori e quindi c’è un rischio più basso che il cane finisca per aggravarsi in seguito all’intervento.

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